Pokémon Go va contro le convinzioni degli indù – alcuni dei quali non consumano carne ne alimenti di origine animale – ha sostenuto l’avvocato Nachiket Dave dinanzi al tribunale d’Ahmedabad, nello stato occidentale del Gujarat.
Come ormai praticamente tutti sanno le “uova”, ottenute nei portali chiamati Pokestops, contengono dei Pokemon da covare. I Pokestop si sovrappongono a la mappa del mondo reale, disseminati un po’ dappertutto. Per collezionare Pokemon il giocatore deve quindi spostarsi per un certo numero di chilometri.
Già numerose polemiche erano nate nel momento in cui sono stati “scoperti” portali piazzati in posti diciamo “incongrui”, ad esempio una recente patch ha eliminato quelli nel memoriale di Hiroshima o quelli nei pressi del’Memoriale dell’Olocausto a Berlino. Ma in questo caso si tratta di un “problema” completamente diverso.
Blasfemia
In India, dove d’altra parte l’applicazione non è ancora ufficialmente scaricabile, numerosi Pokestop sono situati nei templi, dove ogni forma di cibo non vegetariano è interdetta fra le mura sacre.
“Offrire uova nei templi, anche nel mondo virtuale, è altamente discutibile e equivale alla blasfemia”, ha dichiarato Me Dave all’AFP all’uscita della breve udienza.
La giustizia indiana deve ora chiedere ai governi degli stati del Gujarat e dell’India, e agli ideatori del gioco di rispondere a tali accuse.